
Non è una novità che i destini franco-russi siano stati sempre particolarmente intensi ed intrecciati tra di loro. Fin dalle campagne napoleoniche in Russia, passando per la Duplice Intesa di fine ‘800 per poi convergere ai più recenti accordi post bellici sulla spartizione di Berlino e del ruolo francese nell’evitare che l’escalation di tensioni durante la guerra fredda, tra i due blocchi, degenerasse in qualcosa che siamo fortunati a non leggere sui libri di storia.
Nel mondo del tennis c’è un giocatore che incarna perfettamente questa simbiosi, Daniil Medvedev. Russo di Mosca ma nel circuito, dopo i francesi, il maggior conoscitore della cultura francese e della lingua francese. Nato a Mosca, per puro caso. I genitori volevano che nascesse in Francia in modo da avere la doppia nazionalità, loro amanti della cultura transalpina ma orgogliosamente russi, non avrebbero disprezzato un’impronta definitiva sulla vita del proprio figlio. Ma, come spesso succede in questi casi, a scegliere è stato il destino: Daniil è nato un mese prima e lo ha fatto in Russia regalando a quella che i russi definiscono la Santa Madre, un giocatore capace di proseguire la loro grande tradizione.
Daniil ha vinto il Master 1000 di Parigi per la prima volta in carriera, mettendo il timbro su una città dalle forti tradizioni tennistiche e che, per difficoltà di superficie (Medvedev non è propriamente un terraiolo), mai lo aveva visto protagonista al Roland Garros. Lo ha fatto ricevendo tutti gli onori del caso e forse anche qualcosina in più rispetto a tutti gli altri, trascinando nell’entusiasmo generatosi anche i colleghi francesi. Era destino che a riuscirci fosse lui, profondamente russo ma con un’ anima très très français.
Carlo Galati