È stato tennis ma per molti versi sembrava più una partita di scacchi e si sa, a vincere sul quadrato perfetto, alla fine sono sempre i russi.
Da russo a russo, da Davidenko a Medvedev, le Atp Finals salutano Londra dopo 11 anni e lo fanno così come avevano iniziato, con una vittoria a sorpresa (ma non troppo) e con un tennista venuto dal freddo. Ha meritato Daniil, così come aveva meritato qualche settimana fa a Parigi, vincendo ultimo Master 1000 della stagione e conquistando il titolo di Maestro, il 51esimo, nell’anno più disgraziato per il tennis e forse per il mondo intero dal dopoguerra ad oggi.
Ha vinto Daniil, giocando il suo solito e solido tennis, alzando il livello col servizio e riuscendo ad battere Thiem sulla diagonale di sinistra, quella del rovescio per intenderci, che tante soddisfazioni aveva dato all’austriaco. Medvedev, con quell’aria dinoccolata e quel suo sgraziato modo di colpire la palla, ha concluso il 2020 come meglio non poteva, lanciando così la volata ad un anno, il prossimo, che lo vedrà nuovamente protagonista, a caccia di uno Slam. L’ultima mossa per lo scacco matto.
