
Ci risiamo. Questa volta l’oggetto dell’indignazione è una partita del campionato giovanile di calcio spagnolo, Preferente Benjamin Futbol 7, giocato da ragazzini di nove anni.
Succede che il Real Madrid batta 31-0 la squadra del Villaverde, ed è subito polemica. “Indignati” con un tweet si dicono i dirigenti della squadra sconfitta. “Risultato scandaloso” rilanciano i media, soprattutto sui social; insomma, la solita
tempesta di finto perbenismo mascherato da sportività.
Lo sport è la grande palestra della vita, forse la più importante. Insegna valori, come il rispetto dell’avversario e dell’arbitro, insegna il sacrificio, la gioia per una vittoria e l’amarezza per una sconfitta, grande o piccola che sia. E come si rispetta un avversario, se non continuando a giocare? Che rispetto si dà al gioco se non lo si pratica fino alla fine?
Ci si domanda se non fosse stato più sportivo da parte del Real Madrid, fermarsi, non infierire. Ma il messaggio da passare ai giovani atleti sarebbe stato ben più devastante di una presunta umiliazione sul campo. Sarebbe passato il concetto che, da una parte si è superiori per continuare a giocare, e dall’altro che si è stati risparmiati perché inferiori.
No. È inaccettabile, perché anche la sconfitta insegna, anzi…insegna ancora di più perché cocente. Perché crescendo ci si rende conto che la vita, a volte, non risparmia. Meglio capirlo da subito e confrontarsi fino alla fine sentendosi rispettati e rispettando. Perché, soprattutto a quella età, il risultato non conta. Conta l’educazione che lo sport deve dare, la preparazione a ciò che sarà fuori dal campo. Come scritto: rispettando e rispettandosi. Giocando fino alla fine.
Carlo Galati