
È dolce il risveglio. Ha il sapore della vittoria la mattina italiana, è il sapore di chi è tornato a battere un colpo tra i grandi del tennis mondiali. Berrettini e Fognini sono gli alfieri di tutto questo, i portabandiera legittimi di un cammino che ha portato l’Italia a giocarsi la finale della neonata Atpcup a Melbourne con la Russia.
Austria, Francia e Spagna battute nei turni precedenti contro pronostico e contro la logica delle classifiche che si sa, sono importanti, ma sono opinabili di fronte alla prepotenza tennistica di due ragazzi, Berrettini e Fognini, massacrati dalla critica sportiva per un 2020 non all’altezza delle aspettative (di chi poi…?!). È bene ricordarlo: Berrettini è ancora quello delle Finals del 2019 e Fognini è ancora campione in carica a Montecarlo, nonché unico e ultimo italiano ad aver vinto un Master 1000, nonostante tutto. Nonostante un doppio intervento alle caviglie.
Li avevano dati per bolliti ma hanno bollito i cervelli, le gambe e i pensieri tennistici di chi li ha affrontari dentro e fuori dal campo in questi giorni. Nessuno avrebbe scommesso su questa Italia e forse nessuno lo farà nella finale con la Russia di Medvedev e Rublev. Ma contro pronostico e contro correnti l’Italia è arrivata fino a lì. Sognare? Perché no. A patto che anche domani il risveglio sia dolce.
Se tutto questo non bastasse, sempre a quelle latitudini, due più o meno giovanotti di belle speranze hanno raggiunto la finale al 250 di Melbourne. Stefano Travaglia e Jannik Sinner si affronteranno sempre nella notte, in una finale fratricida, in una lotta all’ultimo scambio in cui c’è già un vincitore. Ha la bandiera tricolore e una racchetta azzurra. Si è risvegliato levandosi di dosso un po’ di polvere e irrompendo nuovamente con la giusta prepotenza nel tennis mondiale. Italians, now, do it better.
Carlo Galati