La medaglia che vale una vita (sportiva)

La vita sportiva di una atleta è molte volte fatta di momenti e di opportunità da cogliere. Nella storia della propria disciplina, si può essere ricordati, in positivo, o per le tante, tantissime vittorie o per aver ottenuto quella vittoria (leggasi medaglia) che vale l’intera vita sportiva. Luca De Aliprandini ha regalato all’Italia una medaglia inattesa e inaspettata ma tanto luccicante; una medaglia d’argento che vale una vita di sacrifici per uno che su un podio, a questi livelli, non c’era mai salito, nonostante la non più giovane età. Otto anni dopo Manfred Moelgg e quel bronzo a Schladming 2013, ultima volta in cui l’Italia maschile salì sul podio di un gigante iridato.

Non sapeva cosa dire Luca all’arrivo; una vita di sacrifici e di lavoro per giocarsi tra quelle porte, in quei lunghi secondi, la gloria sportiva, nel mondiale di casa di fronte ai tanti che lo hanno aiutato e sostenuto in questi anni, ripagandoli e ripagandosi, una vita di lavoro, sacrificio, impegno. E non era facile, anzi. Una pista insidiosa, che tra prima e seconda manche è cambiata nella sostanza, a causa delle condizioni di vento e del gioco sole/ombra che ha ovviamente modificato la neve. A pagarne le conseguenze è stato il grande favorito, il francese Pinturault, che ha pagato a caro prezzo una piccola disattenzione nella seconda manche. Ma oggi è il giorno di Luca e della sua medaglia, per essere ricordato a a modo suo, facendosi trovare pronto all’appuntamento con la storia.

Carlo Galati

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