
Il miglior calciatore del mondo, uno che guadagna 3582 euro l’ora, 85.968 euro al giorno, 2,58 milioni di euro al mese e 31 milioni di euro l’anno, si scansa sul calcio di punizione, salta e da le spalle all’avversario che calcia, per evitare di prendere una pallonata in faccia.
È uno scherzo?
No, è la firma sul peggior affare del secolo: Ronaldo si sarebbe ripagato solo andando avanti, molto avanti, in Champions per due anni.
E sono state due eliminazioni agli Ottavi.
Per la Juve è una debacle che va ben oltre l’ennesima delusione europea: il portoghese era l’ideale ciliegina sulla torta di una Società stufa di vincere e stravincere solo in Italia e desiderosa di fare quel passettino verso la consacrazione continentale, l’investimento che si ripaga da solo, perché nessuno poteva immaginare quello che è accaduto.
Meglio, molto meglio in Europa la Juve pre-Ronaldo, senza la divinità dai muscoli scolpiti ma più squadra, più collettivo, più Juve.
Ronaldo si scansa e si scansa la Juve, lasciando spazio a un Porto per nulla trascendentale, ma solido e voglioso, nei 180 minuti superiore ai bianconeri.
Orfani di Cristiano. Spiazzati da Cristiano. Oltre Cristiano, con un danno anche economico difficilmente quantificabile.
La maledizione della vecchia Coppa dei Campioni resta incollata alle maglie bianconere anche nell’era Champions, con l’affare Ronaldo, in negativo, a renderla ancora più inarrivabile.
Il migliore di tutti non fa la differenza fuori dall’Allianz Stadium (e dintorni), per cui non serve a nulla, e fa specie dirlo guardando alle cifre del suo ingaggio e alla montagna di denaro sulla quale è assiso.
Adesso alla Juve tocca cambiare, ricominciare, reinventare.
Senza Ronaldo?
È probabile, magari rincorrendo i petroldollari degli Emiri per evitare il tracollo economico e mettere un po’ di fieno in cascina.
Foto di rito con la nuova maglia, da lanciare lontana per mettere in mostra la “tartaruga”, qualche zero su un contratto fuori scala e il Circo riparte.
Anche senza la maglia bianconera e senza la necessità di ripararsi la faccia in barriera su calcio di punizione.
A quelle latitudini non ce ne sarà bisogno, la Champions non si gioca.