Il Queen’s ha un nuovo Re

E’ il torneo della Regina, quello che si gioca nel suo di club. E’ per definizione l’anticamera perfetta alla nobiltà suprema del tennis, su questi campi si guadagnano quarti di nobiltà che è difficile, quasi impossibile trovare altrove. Vincere a Londra, sull’erba, è un privilegio che è concesso a pochi meritevoli. Matteo Berrettini è, adesso, uno di loro.

Battuto in finale il padrone di casa Cameron Norrie, al termine di una combattutissima partita, tirata fino al terzo e decisivo set, Berrettini ha mostrato tutta la sua classe superiore abbinata alla potenza di servizio e dritto che nel circuito hanno pochi, pochissimi rivali e paragoni plausibili. Uno nel passato: di nome fa Pete.

Con la vittoria al Queen’s, diventa il primo giocatore italiano a vincere due titoli sull’erba, il secondo dopo Stoccarda 2019, mette in bacheca il quinto titolo ATP, il primo 500 della serie. Secondo torneo stagionale dopo Belgrado su terra rossa, in casa Djokovic. Insomma, il numero 1 italiano, lucida i galloni, mostra i muscoli e certifica il proprio primato lanciando un segnale netto a tutti: dietro c’è ancora tanto da fare, in primis vincere.

Matteo sa vincere, ha la maturità giusta dall’alto dei suoi 25 anni per affrontare con il piglio giusto le situazioni più spinose, fronteggiare e adattare il proprio gioco ai cambiamenti che i momenti dell’incontro gli mostrano costantemente ogni qual volta possa sembrare che il traguardo sia lì, a portata di mano. Le scelte giuste, nei momenti giusti. E’ questa la maturità che serve per giocare questo sport ad alti livelli e, mi dispiace per i tanti che pensano che possa essere infusa dall’altro: non è così.

Non resta che essere felici, per il tennis, per Matteo e per Wimbledon. In linea d’aria a poche miglia di distanza da dove oggi si è vinto sventolando un tricolore che da queste parti non si era mai visto volteggiare nell’aria grazie alle gioie di una racchetta e una pallina. Sognare non costa nulla, è anche azzardato farlo gratuitamente ma, diteci, in quanti possono battere, ad oggi, questo Berrettini sull’erba? Contiamoli: non sono tanti. Forse vale la pena provare a viverlo, quel sogno.

Carlo Galati

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