
Arrivare ad un passo dal sogno, vederne la forma, toccarne la consistenza, sentirne l’odore. Poi, il brusco risveglio dalle sembianze aliene di un giocatore che sta scrivendo la storia del tennis e che sembra non avere intenzione di fermarsi. Sono durate un set le speranze di Matteo Berrettini di battere Novak Djokovic, che grazie alla vittoria di oggi si aggiudica lo slam numero 20, il sesto titolo a Wimbledon e l’ottantunesimo in carriera. Pas mal.
Ma è questo il punto di partenza. E’ da questa partite e da queste sconfitte che bisogna partire per il percorso che conduce verso la maturità sportiva. Per oltre un’ora Matteo è stato lì a giocarsela e a far tremare quello che probabilmente sarà considerato il più grande di tutti in quel reale giardino che se ancora non lo riconosce come padrone di casa (sempre sia lodato Roger) ma che in lui vede un degno inquilino.
“Lui è l’unico giocatore che probabilmente poteva battermi, l’unico che poteva mettermi in difficoltà sull’erba“, parole e musica di Berrettini che, nella delusione e amarezza per una sconfitta sa quello che dovrà fare: “lavorerò nei prossimi mesi, nei prossimi anni per sollevarlo quel trofeo, so che ce la farò”. Che dire? E’ già un punto di partenza verso le giuste vittorie, che arriveranno. Abbiate fiducia.
Carlo Galati