La vela d’oro di due cannibali

Italia, paese di santi, poeti e navigatori. Non vi voglia sembrar azzardato o plausibilmente abusato ma la storia ce lo insegna, l’Olimpiade lo ha confermato. Arriva dalla vela, più precisamente dalla classe Nacra 17 il quinto oro della spedizione azzurra a Tokyo e porta le firme di Caterina Banti e Ruggero Tita.
Un oro conquistato quasi di prepotenza dominando il martedì olimpico a Enoshima, 50 chilometri a sud-est di Tokyo. Un duo dorato capace di riportare la vela azzurra su un podio olimpico 13 anni dopo l’ultima volta, così forte da avere già un argento sicuro in tasca prima dell’ultima giornata di gare.
Sono loro i nuovi alfieri dei Giochi azzurri, con una storia scritta in due. Ruggero, in fondo, l’aveva fatto intuire con quel “Whatever it takes” postato sui social per accompagnare una foto insieme a Caterina con sfondo a cinque cerchi. “Faremo tutto il necessario”. Sottinteso, “per la medaglia d’oro”. Detto, fatto.
La coppia di cannibali ormai abituata, da quattro anni, a dominare le acque mondiali. Dai due titoli europei consecutivi ai due ori, un argento e un bronzo in Coppa del mondo, passando per l’oro e il bronzo ai campionati mondiali. Fino allo storico primo posto conquistato nel ranking, biglietto indispensabile per vivere la spedizione giapponese in prima fila, con entusiasmo e convinzione. E lasciare una nuova meravigliosa foto ricordo nell’album delle imprese veliche azzurre, 4.731 giorni dopo l’ultima volta.
Carlo Galati