
L’appello alla comunità internazionale lo aveva lanciato con forza, scandito dal ritmo della paura e dal suono ripetitivo dei colpi dei fucili semiautomatici dei talebani, che oltre al sogno volevano rubarle la dignità. Non ce l’hanno fatta. Zakia Khudadadi, la giovane atleta afghana paralimpica di taekwondo, è al sicuro grazie all’intervento di una delegazione dell’Australia.
Il suo sogno è in volo per Dubai, dopo aver ricevuto, insieme ad altri sportivi, nella maggior parte donne, un visto da parte dell’Australia. Insieme a Zakia c’è un altro atleta paralimpico, Hossain Rasouli. Da Dubai, grazie ai visti umanitari, gli atleti e le atlete saranno poi imbarcati per Sydney. La missione di salvataggio è stata coordinata da un piccolo gruppo di ex sportivi, tra cui l’ex olimpionica canadese e avvocato Nikki Dryden, che ha raccolto i dossier degli atleti a rischio.
Zakia ce l’ha fatta, ha tenuto in vita il proprio sogno di libertà, il sogno di futuro e con esso il sogno olimpico, lanciando un messaggio forte e diretto a chi con l’oscurantismo vuole soffocare le ambizioni di tutti quelli che lottano per concretizzare l’ideale massimo dello sport. La fiamma olimpica tornerà ad ardere. Zakia tornerà a gareggiare sconfiggendo quegli oppressori di libertà che presto anche la storia ed il popolo afghano, cancelleranno definitivamente.
Carlo Galati