
Le tante lacrime che solcano il volto scavato dalla fatica e dalla vita, poi il sorriso e la gioia. È felice Beatrice, per tutti Bebe, Vio dopo il bis olimpico concesso a Tokyo a quattro, anzi cinque, anni di distanza dal primo successo nel fioretto individuale di Rio.
Ha vinto Bebe, ed ha vinto tante volte e non tutte in pedana: ha vinto quando ha deciso di riprovarci dopo Rio, ha vinto quando ha messo a segno la 15esima stoccata alla cinese Jingjing Zhou, ha vinto quando ad aprile ha sconfitto la morte che ha osato sfidarla per mezzo di uno stafilococco, diagnosi chiara: amputazione arto sinistro e tutto finito. Com’è andata lo sappiamo e urliamo insieme a lei, senza prima aver pianto.
È bellezza pura, è gioia, è vita. Si dice che senza speranza non abbia senso vivere nessuna vita; se qualcuno avesse ancora dei dubbi, guardate questo sguardo, ci troverete tutto quello che cercate, ci troverete l’esplosione vitale di chi non si arrende mai. Fino all’oro olimpico.
Carlo Galati