
Contro la storia, contro ogni pronostico, contro ogni logica, contro la classifica ed il pubblico di New York (vergognoso e inadatto al tennis), in poche parole contro tutto e tutti Daniil Medvedev ha compiuto un’impresa inaspettata quanto roboante nel punteggio, nel gioco, nell’idea di superiorità mostrata in campo.
E chiamatelo sgraziato, disarticolato o inelegante nella gestualità di un tennis sicuramente diverso da quello di molti altri, ma non per questo meno efficace. Anzi geniale in alcuni momenti: in quanti oserebbero tirare seconde di servizio come prima, in finale agli Us Open, con Djokovic dall’altro lato del campo, il più grande risponditore di tutti i tempi? Rispondiamo noi: solo Medvedev.
Ha spiazzato tutti, costringendo in molti a modificare uno story telling che era già scritto con Nole pronto a diventare il più grande della storia (se consideriamo i numeri di vittorie Slam) ottenendo quel grande Slam che lo avrebbe consacrato forse quasi definitivamente e senza appello con il GOAT di questo sport. Ma la storia non si è scritta, questa storia non si è scritta. La storia l’ha fatta Daniil Medveded, una storia ancora tutta da scoprire fino in fondo. Come un grande classico della letteratura russa: geniale, insensato in alcuni momenti, ma destinato ad emozionare.
Carlo Galati