
Qualcuno storcerà sicuramente il naso di fronte al nostro titolo, perché è vero che la Laver Cup rappresenti ad oggi una mera esibizione tennistica, ma è altrettanto vero che il valore del tennis espresso è ogni anno sempre più alto così come le motivazioni di chi le gioca, siano esse più o meno lontane dal concetto del denaro che tutto muove, non è tema di discussione. Si gioca e questo basta; è a giocare bene ultimamente è sempre il team Europa, quest’anno come non mai.
Il team capitanato da Bjorn Borg ha disintegrato la resistenza del resto del mondo vincendo per 14-1 e realizzando di fatto il 4 su 4 rispetto a tutte le altre edizioni del torneo, giocate e vinte. Ma non è una novità; da anni il dominio del tennis europeo sul resto del mondo è un fattore chiarissimo anche a livello di tornei dello slam – dove un non europeo non vince da 12 anni, Del Potro a US Open 2009 – e di circuito ATP. Insomma, alla Laver Cup, per ritrovare un po’ di brio, servirà l’esplosione di qualche talento. Magari Sebastian Korda o il giovane Jenson Brooksby, messosi in mostra nell’ultimo US Open. O, eventualmente, stravolgere i proprio criteri nel concetto di Europa: con i russi Medvedev e Rublev a passare dall’altro lato, forse, avremmo assistito a qualcosa di differente. Ma questo è quanto: festeggia l’Europa, senza, tra l’altro, immaginare possibili cambi di rotta nel prossimo futuro.
Carlo Galati