
Ingiocabile. Non sapremmo come altro definire Jannik Sinner nella sua settimana perfetta, quella che si è conclusa con la vittoria del torneo di Anversa, il quarto vinto quest’anno, un record per il tennis italiano. Mai nessuno come lui. Non volendo scomodare paragone ed epiteti particolarmente complessi dal punto di vista storico/sportivo, la sua è stata una cavalcata da cannibale. A farne le spese in ultima istanza Diego Schwartzman, a cui il rosso di San Candido ha concesso solo 4 game in finale.
Una partita impeccabile, con gli occhi iniettati di sangue, sempre all’attacco da parte del 20enne che ora supera Cameron Norrie nella FedEx Race che vale le Finals di Torino, ed è a soli 110 punti dall’ultimo posto utile, l’ottavo di Hubert Hurkacz. Non bastasse, da domani Sinner sarà anche numero 11 del ranking mondiale, miglior classifica di sempre e sulla soglia della top ten. A 20 anni.
E dire che ad un certo punto della stagione, quella che precedeva la tornata americana, Sinner è stato definito “bollito”, “stanco”, “esageratamente pompato”. Perle di saggezza dei soliti intenditori della domenica che evidentemente non considerano tanti fattori: uno su tutti di nome Riccardo Piatti, forse il miglior coach su piazza. Ed è a questo inscindibile duo che bisogna guardare e a cui bisogna credere. Perché l’obettivo è a portata di mano e sul binomio cemento/indoor non crediamo siano in molti a poter battere Jannik. Vedere per credere.
Carlo Galati