
Possiamo raccontarla come vogliamo: dipingersi la faccia di rosso, dipingere dello stesso rosso le panchine dei parchi, diffondere in ogni modo possibile il numero antiviolenza sulle donne, istituire giornate e informare delle stesse. Possiamo fare tutto, a parole e secondo gesto vuoti e vacui. Perché di questo parliamo se di fronte ad una vera violenza, minimizziamo e si fa passare il messaggio “non prendertela”.
Perché questo si è sentita rispondere dallo studio la collega giornalista Greta Beccaglia, inviata di Toscana TV, all’esterno dello stadio “Castellani” in collegamento con lo studio, dopo la partita Empoli-Fiorentina, dopo che una sottospecie di invertebrato, passandole accanto, le palpeggiato il fondoschiena, salvo poi altri galantuomini intervenire con epiteti che rasentato le medievali culture mascoline, altro che Rinascimento.
Ma in tutta questa storia la cosa più grave è il “non prendertela” del giornalista in studio (di cui ignoriamo il nome con orgoglio), che andrebbe ancor più sanzionato (…a proposito ODG batti un colpo) rispetto al subumano che le ha usato violenza. Perché fino a quando si troveranno parole per giustificare l’ingiustificabile, minimizzandolo, non avrà senso nulla. Sarà solo fiato sprecato.
Per quanto ci riguarda, la massima solidarietà alla collega Greta sperando che i rei di questa triste storia paghino: tutto e a caro prezzo.
Carlo Galati