
I bergamaschi si sa, hanno la tempra dura. E’ gente decisa che parla poco, che lavora tanto. E no, non è un luogo comune ma la realtà dei fatti. Per usare uno slogan molto in voga in questo momento storico, è gente che non molla mai, che guarda oltre le difficoltà della vita. Il Covid ha provato a sferzare il loro animo, colpendo, nei primi giorni di pandemia, proprio quella gente che ha lottato e nonostante tutto a testa alta è andata avanti. Sofia Goggia è figlia di quella terra, di quei luoghi e di quelle montagne. Ha la forza di rialzarsi sempre ad ogni caduta, anche la più dolorosa, anche quella che ne ha precluso i mondiali di Cortina, quella stessa Cortina che l’ha esaltata nella vittoria per poi darle il dolore più grande. Una caduta ed una parziale lesione del crociato. Per altri, sarebbe stato un ko; sarebbe significato dire addio alle olimpiadi e ai sogni di gloria. Per Sofia no.
Intendiamoci, da quello che dicono i medici ci vorrà un quasi miracolo, per un infortunio grave che, però, non necessita di intervento chirurgico. Ed è già un’ottima cosa. Come ottima è la tenacia che la Goggia, supportata dal suo staff, metterà in pista per provare un recupero che avrebbe l’odore del miracolo. Lì dove altri avrebbero mollato, lei rilancerà. Lì dove in molti si sarebbero rassegnati al destino cinico e barbaro, lei sarà capace di non arrendersi, di provare a scrivere una pagina di storia dello sport anche solo per ridisegnare le curve di un sogno. E che non sia solo un sogno di gloria, ma un sogno di Goggia. Ancora uno.
Carlo Galati