
Soltanto qualche mese fa non sapeva se sarebbe mai tornato in campo. Sembrava sparito dai radar del tennis ad altissimo livello, proprio per la natura in se del suo infortunio al piede, tanto misteriosa quanto apparentemente senza una via d’uscita. Oggi invece ci ritroviamo di fronte all’ennesima pagina di una storia che non ha fine, quella di Rafael Nadal con il tennis, con la buona ossessione dell’agonismo che trasforma le situazioni più difficili in carburante ed adrenalina per alimentare un fuoco che non si può spegnere.
Perché senza quel fuoco dentro, senza quella spinta alla competizione, è difficile tornare in campo a 36 anni dopo sei mesi di stop, non si vince una partita come quella con Shapovalov, non si rimontano due set a Daniil Medvedev, uno che diventerà numero uno al mondo, non si resta solidi in campo per oltre 5 ore. Ma non è solo quello. E’ preparazione fisica, è tecnica che si adatta ad un corpo diverso, è mente che coordina il tutto e che riesce ad architettare delle misure tecniche e delle soluzioni di gioco che sono diverse rispetto al Nadal di 10 anni fa, ma comunque sempre efficaci. Certo, nello specifico Medvedev ha tanto da recriminare; ha avuto le occasioni per mettere una pietra tombale sopra il match sopra due set a 0, 3-2 e 3 palle per il break. Non c’è riuscito, forse sottovalutando la resilienza di un atleta che ha scavato nel più remoto angolo della sua anima per rimettersi in gioco, recuperare e vincere. E’ tutta qui la differenza, ed è questo il grande gap che dovranno colmare tutti quelli che ambiscono a sedersi al tavolo dei più grandi di questo sport, che continuano a dettare legge nonostante tutto.
Con questa vittoria, Nadal stacca i due rivali di sempre Federer e Djokovic nella stucchevole conta di chi ha vinto più Slam. Non ritengo che sia questo il tema, non è da questi particolari che si giudica un giocatore. Semmai vi venisse in mente di sapere quali sono, beh non resta che rivedervi 5 ore e 24 minuti di questa finale per avere tutte le risposte che cercate ed avranno un nome ed un cognome ben definito e le sembianze di un atleta infinito che non finirà mai di stupire.
Carlo Galati