Barty, il perché di un addio

Ho atteso qualche giorno prima di scrivere qualcosa che riuscisse a rendere omaggio ad Ashleigh Barty, al suo tennis e al suo modo di vivere il tennis, ora che a 25 anni ha deciso di dire basta.

Ashleigh non ha più motivazioni, il fisico già dà segnali di logoramento e i 26 anni che compirà il mese prossimo non torneranno disponibili in futuro. Ciò a dire: ci sono tante cose nella vita, se uno le vuole fare, che vanno fatte e vissute da giovani. Ci sono tanti modi di essere un professionista: c’è chi lo fa ad intermittenza, chi si rende conto di non poter mai diventare un campione e chi ossessivamente vive la sua vita per questo. Oppure, ad una certa, una volta raggiunto un livello di soddisfazione per gli obiettivi raggiunti, si può dire “Ok, ora faccio altro”. Tipo vivere.

Per capire quanto è stata brava Ashleigh Barty, ricordiamo che ha vinto tre Slam su tre superfici diverse, una cosa riuscita solamente a sette tenniste in totale: Chris Evert, Martina Navratilova, Hana Mandlikova, Steffi Graf, Serena Williams, Maria Sharapova e appunto Ashleigh Barty. E ci mancherà perché era uno dei motivi per cui continuare a guardare il tennis femminile, in piena crisi di personalità e tennis. Lei, Ash, era entrambe le cose. Ha vinto il torneo di casa facendo impazzire le sue avversarie con lo slice di rovescio. Di questo parliamo.

Carlo Galati

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