
L’ossessione della vittoria, del primato non è qualcosa che puoi inventarti: o ce l’hai dentro quel fuoco, che arda e ti consuma, o non lo puoi accendere. Ci si nasce così. Ci si nasce con l’ossessione della vittoria e del primato.
C’è nato, per fortuna nostra e di chi ama la Ferrari, Charles Leclerc, monegasco di nascita italiano d’adozione. Non vorremmo tanto soffermarci sulla vittoria a Melbourne e sul primato in classifica mondiale dopo tre gare e con un distacco già importante, in termini di punti sugli altri piloti. No. Parliamo d’altro.
Dopo averne ottenuti due nelle prime due gare, il ventiquattrenne aveva già il giro record, e tendenzialmente si capiva che nessuno avrebbe potuto toglierglielo, e in un primo team radio Leclerc si sente chiedere al suo team se aveva bisogno di fare il giro veloce. La risposta è stata: “No, va bene così, è già il tuo”. Ma il leader del Mondiale voleva la certezza del giro veloce. E invece che gestire, sicuro anche dalla sua Ferrari, pur sapendo che non erano in discussione la vittoria, voleva avere la certezza del giro veloce. L’ha ottenuta battendo se stesso e il suo giro. Il messaggio è chiaro: l’ossessione della vittoria passa in primis dal battere sempre se stessi. Nella speranza che il mondiale di F1, quest’anno, viva su questa lotta.
Carlo Galati