
Che fosse già uno degli allenatori più importanti e vincenti della storia del calcio italiano e non solo, prescinde da ogni risultato presente e futuro. È una certezza che affonda le proprie radici nei decenni e in ciò che è già stato vinto da Carlo Ancelotti; la stima nei suoi confronti comincia dai numeri più che dai sentimenti. Ora lui è il primo ad avere vinto il campionato nelle cinque nazioni calcisticamente più importanti d’Europa (le nominiamo attraverso le sue squadre: Milan, Chelsea, Psg, Bayern e Real Madrid) e diventa, pertanto, quello che già era, cioè ciò che scrivevamo all’inizio: uno dei più grandi allenatori nella storia del calcio e dello sport.
Non ha avuto bisogno di diventare cattivo o falso, e nemmeno mediatico o guru. Ha dimostrato che si può essere buoni senza essere fessi, e onesti senza essere sconfitti. In tanti gli hanno dato tanto, i suoi giocatori intendiamo, perché sapevano e sanno di potersi fidare. Quando ha vissuto stagioni meno gloriose, ad esempio a Napoli, qualcuno ha osato dargli del bollito. Osato, appunto. Perché seppur senza quell’altra da predestinato, con il lavoro ha costruito le sue fortune e le sue squadre. Si tessano le lodi di Carletto V, unico vero imperatore del calcio europeo.
Carlo Galati