
Lo ha fatto di nuovo: Matteo Berrettini ha rivinto, un anno dopo, il torneo del Queen’s. Lo ha fatto dominando, non solo il suo avversario in finale Filip Kraijnovic, ma anche tutta la pressione che gira intorno ad un campione in carica quando si ritrova a difendere il proprio titolo. C’è abituato alle pressioni Matteo, è un tennista che dalle situazioni difficili è sempre riuscito a tirare fuori il meglio. E’ sempre stato in controllo contro un avversario certamente inesperto sulla superficie, ma comunque solido e pericoloso essendo dotato di tutto il talento necessario per cavarsela sui prati. L’erba in ogni caso sta diventando sempre più confortevole per Berrettini che vince così il settimo titolo della carriera.
Andando oltre il singolo risultato con questo successo, Matteo diventa l’ottavo tennista a vincere il titolo al Queen’s Club in due anni consecutivi e condivide questo record con tutti ex numeri 1 del mondo (McEnroe, Connors, Becker, Lendl, Hewitt, Roddick, Murray), inoltre è il primo, sempre nell’Era Open, a farlo alle sue prime due partecipazioni. Un parterre de roi a cui adesso guarda con l’ambizione di traslare questi successi a pochi chilometri da dove è ormai di casa
Wimbledon sta per cominciare e questa volta Matteo l’affronta con il timbro definitivo del tennista erbivoro; il suo non è stato un exploit temporaneo, ma l’inizio di un processo che lo ha portato ad essere tra i favoriti del torneo tennistico più importante al mondo. Tra quei campi, su quell’erba, solo un anno fa colse una finale che poteva sembrare un successo estemporaneo ma che invece ad oggi rappresenta un tassello verso quel passo finale che lo potrebbe consacrare all’immortalità dello sport e del tennis nello specifico.
Carlo Galati