
Qual è il motivo che spinge migliaia di persone a svegliarsi nel cuore della notte per assistere ad una partita di tennis che si gioca dall’altra parte del mondo, sacrificando ore di sonno, arrivando probabilmente tardi al lavoro, emozionandosi una volta e una volta ancora? Quel motivo ce l’hanno spiegato Jannik Sinner e Carlos Alcaraz questa notte o, se preferite, questa mattina, in oltre cinque ore di match.
Un match che ha vissuto di momenti esaltanti, di salite impetuose e discese ripidissime, figlie di palle break e di match point estemporanei e fugaci che hanno in loro l’essenza di questo sport. Lo sport del diavolo. A goderne siamo stati noi tutti ma fondamentalmente gli interpreti di questo meraviglioso racconto che va oltre la cronaca meramente sportiva, abbracciando la giusta epicità di un momento lungo una notte.
Ha vinto Alcaraz ma, concedetecelo, abbiamo vinto tutti, perché, aldilà del tifo e della delusione per Sinner, abbiamo goduto di uno spettacolo che segnerà il futuro di questo sport, segnando uno spartiacque tra ciò che è stato prima e ciò che sarà dopo questa partita, mettendo forse la parole fine ad una stagione, ormai forse definitivamente archiviata e scrivendo l’incipit meraviglioso di un nuovo racconto che non vediamo l’ora di continuare a leggere.
Carlo Galati