
Da stropicciarsi gli occhi, chiedendosi: è tutto vero? Si lo è. Un’Italia bella come poche altre volte in passato, vincendo con Samoa, ha rotto stereotipi ancestralmente legati al più o meno recente passato, quello che volevano il rugby e l’azzurro un binomio forse inconsistente, di sicuro perdente. E depresso. Perché inutile dire il contrario, prima di quella metà in Galles di Capuozzo solo gli integralisti non avevano ceduto allo sconforto.
Una squadra che aveva sempre fatto fatica a segnare mete, ne segna sei. Una squadra che soffriva le mischie avversarie, domina in prima linea. Una squadra che mancava nel primo placcaggio (e anche nel secondo) di placcaggi avanzanti ne porta a casa circa l’80%. Lo spirito, diverso. Squadra vera, concreta in difesa, spettacolare in attacco, capitanata da Michele Lamaro che un anno fa prese quei galloni che sta dimostrando di meritare.
E poi Bruno, Ioane, Bruno, Brex, Cannone, tutti ragazzi che hanno fatto un percorso che ancora è ben lontano dall’essere completato ma che ha finalmente una strada e una direzione tracciata e che non si affida più all’estemporaneità del momento. Il progetto finalmente c’è, ha una forma ed è magnificamente ovale.
Carlo Galati