Dolorosamente inaccettabile

Impossibile razionalizzare, troppo forte il dolore misto a stupore e rabbia. Tanto forte da offuscare tutto. Solo il 16 ottobre scorso Davide Rebellin aveva messo fine alla sua carriera da ciclista, arrivando a 51 anni con la stessa voglia di gareggiare e vincere. Di quella adrenalina che gli procurava questo sport che per lui significava vita. Anche, appunto, a 50 anni quando non puoi più vincere, ma sei lì ad alimentarti di quella linfa che ti fa andare avanti.

Rebellin ha vinto un po’ tutto in carriera. Era un grande interprete delle Classiche, soprattutto Classiche del Nord. 3 volte la Freccia Vallone, la Liegi-Bastogne-Liegi, l’Amstel Gold Race. Rebellin che ha vinto quando aveva 20 anni, quando ne aveva 30, anche quando ne aveva 40 e rotti, considerando che il suo ultimo successo è datato 2018, quando aveva 47 anni. Fece la storia nel 2004 precisamente dal 18 aprile al 25 aprile. Comincia con l’Amstel Gold Race in cui riesce a battere Boogerd proprio all’ultimo, dopo aver seminato Bettini e Di Luca. A metà settimana domina il Mur de Huy, vincendo la Freccia Vallone su Di Luca e Scarponi. E infine completa l’opera qualche giorno più tardi alla Liegi, vincendo anche la Doyenne su Boogerd e Vinokourov. Una tripletta storica: le tre Classiche delle Ardenne vinte nella stessa stagione, nella stessa settimana. Nessuno ci era riuscito prima.

E non sappiamo se mai qualcuno ci riuscirà, quello che sappiamo però è che quella rabbia non passerà mai: non si può morire così, non si deve morire così. Come Scarponi, come Rebellin, rincorrendo in sella ad una bici il sogno di una vittoria, che si costruisce negli allenamenti in mezzo al traffico, in mezzo ai camion, rischiando tanto ed in alcuni casi tutto. E’ vero, se vuoi tutto, devi essere pronto a rinunciare a tutto, lo sport e il ciclismo come esempio di vita dedita al sacrificio, con un limite: mai oltre la vita. E’ dolorosamente inaccettabile.

Carlo Galati

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