
Da questa parte del mondo sono da poco passate le 18, in Australia le 4 di mattina. Andy Murray e Thanasi Kokkinakis sono in campo da oltre cinque ore quando, un magnifico rovescio lungolinea di Sir Andy squarcia la notte di Melbourne, annunciando il sorgere del sole.
Le dieci ore in campo in due giorni di gara sono la più bella dichiarazione d’amore di un trentasettenne, parte vitale della generazione di fenomeni, che ha monopolizzato il tennis dell’ultimo ventennio. E lo sono proprio in Australia quando, non più di tre anni fa, sembrava essere finita la sua carriera.
Invece la sua anca in titanio, combinata con una volontà d’acciaio, hanno piegato tutto: il tempo, gli acciacchi e la voglia di smettere. Un cuore grande come le Highlands scozzesi e la voglia di restare attaccato al tennis giocando la partita più lunga della sua carriera sportiva. Roba che neanche ai tempi d’oro, ammesso e non concesso che questi siano tramontari definitivamente. Intanto, godiamocelo ancora.
Carlo Galati