
Sgomberando subito il campo da ogni tipo di interpretazione, potremmo tranquillamente dire che sia stata una partita a senso unico, incanalata in un binario nel quale nessuna deviazione ha modificato la sua corsa. Sinner ha vinto con merito, Musetti ha perso di fronte allo strapotere di un giocatore, ad oggi, più forte di lui. Il resto sono solo elucubrazioni mentali, se vogliamo chiamarle così.
Il match è fondamentalmente vissuto su alcuni momenti realmente decisivi: tutti sempre in favore di Sinner, bravo ad azzerare le occasioni del compagno di nazionale, bravo a capitalizzare le occasioni avute. Massima resa con il minimo sforzo. Mai in partita Lorenzo, probabilmente con le pile scariche dopo l’impresa di ieri, sempre in partita Jannik animale da gara, impeto tennistico allo stato pure, fiuta la vittoria come un’ossessione. Nella sua testa costanza, determinazione e quella voglia di non lasciare mai nulla al caso.
E sta qui la differenza, non tanto nel gesto tecnico. Chi potrebbe dire in coscienza che Musetti non abbia le armi per primeggiare? Ma si sa, il tennis è tanta testa, serena convinzione dei propri mezzi, freddezza nel comprendere i momenti chiave della partita. E saranno questi momenti a decretare il prosieguo del cammino di Sinner; il triangolo dell’ultimo chilometro è lì, alla sua portata. Con le mani salde sul manubrio, che ha la forma di una racchetta e avversari come salite non impossibili da scalare. Il sogno è lì.
Carlo Galati