
Potremmo raccontarvi di come Aryna Sabalenka, abbia battuto la numero uno al mondo, Iga Swiatek, in finale a Madrid, tornando a vincere sulla terra spagnola due anni dopo aver battuto Ashley Barty, all’epoca anche lei numero uno al mondo. Oppure perdere tempo, inerpicandoci in discorsi assolutamente inutili che riguardano le presunte dimensioni di torte di compleanno e l’altrettanto presunta disparità di trattamento tra la bielorussa e Carlos Alcaraz, proprio a Madrid. Vicenda quest’ultima che ha fatto subito urlare al sessismo o alla discriminazione russofila et similia. Stupidagini sulle quali abbiamo già sprecato tempo. Troppo. Il tema è invece un altro, portato alla ribalta da una tennista, Amanda Anisimova, che a soli 21 ha detto basta.
“È diventato insopportabile disputare i tornei di tennis”. Semplicemente così, con un post social ha annunciato la propria voglia di smettere. È un grido di dolore che prova ad intaccare il muro attorno a ciò che in molti sembrano non vedere o non volerlo fare. Il tema è quello della salute mentale, già portato alla ribalta qualche anno fa da Naomi Osaka e che deve far riflettere. Senza generalizzare, senza voler puntare il dito contro qualcuno, semplicemente capire perché a soli 21 anni e con tutta la vita sportiva davanti si possa dire basta. È una sua scelta e va rispettata. Il rammarico è che si sia bruciato un talento, che magari non avrebbe vinto Slam su Slam, ma che con questo gesto, lancia un segnale molto forte e apre diversi scenari ed interrogativi su cosa si sarebbe potuto fare per evitare tutto ciò ed evitare che possa ripetersi in futuro.
Forse nulla; forse però vale la pena provare a farsi qualche domanda in più.
Carlo Galati