La venere nera del tennis

Naomi non scherza. Non lo ha mai fatto. Si è presentata al grande pubblico nel 2018 battendo sua maestà Serena Williams nello Slam di casa a New York; non l’ha solo battuta ma dominata, in tutti gli aspetti del match e anche oltre. Chi ha un buona memoria e sa di tennis, ricorderà sicuramente.

Naomi non scherza. E’ al suo quarto Slam in altrettante finali. Due successi a New York, due a Melbourne dimostrando a tutti di essere la più forte sul cemento. Su questa superficie non ce n’è per nessuno.

Fa sul serio Naomi. Alla sua età solo cinque tenniste avevano più più slam e parliamo di campionesse assolute come la Graff, la Seles, la Evert, la Hingis e…proprio Serena. Ed è a Serena che Naomi guarda ed è da lei che ha imparato i movimenti sul campo, il dritto profondo e arrotato, il servizio potente che non lascia scampo. Ma rispetto a Serena ha qualcosa in più. E’ una tennista che unisce. Difficile trovare per lei detrattori sul campo e fuori dal campo sia per il proprio impegno nel sociale in cause molto importanti, sia per il comportamento finora avuto in campo. Rispettoso, impeccabile, educato, sincero: tutti elementi tipici della cultura giapponese di cui è fiera portabandiera.

E’ però campionessa di tutti. Amata dai tifosi e dagli sponsor che la corteggiano come mai nessuno nel tennis femminile da gran tempo a questa parte. Il tennis femminile, in declino per mancanza di leadership ha bisogno di figure come la sua, forti ma gentili, determinate ma sensibili, implacabili ma rispettose. Ecco perché merita il trionfo e perché merita i giusti riflettori. Semplicemente perché è nata per essere la migliore.

Carlo Galati

Il gusto della vittoria

E sono tre. Dopo aver vinto le Atp finals NextGen, il primo titolo del circuito a Sofia, Jannik Sinner regala il terzo assolo a Melbourne battendo nella finale tutta italiana, Stefano Travaglia.

Non una gran partita, va detto. Ma ce lo aspettavamo. I due venivano da un doppio turno giocato venerdì e un calo, ad inizio stagione ci può stare. L’aspetto più importante però sta nell’inizio di continuità che Sinner sta dando ai propri successi dimostrando che può vincere anche non giocando il suo miglior tennis, anche concedendo troppo sul dritto, anche limitandosi a controllare.

Incoraggiante è la maturità con il quale ha gestito i momenti difficile segno che l’allenamento mentale, l’allenamento alla gestione della partita, sta dando i propri frutti. Ed è l’aspetto che ad alti livelli fa la differenza tra il limbo dell’eterna promessa e la fioritura dei campioni.

Non abituiamoci. Arriveranno tanti altri momenti difficili e magari sconfitte concenti o inaspettate, parliamo di un predestinato ma di comunque 19 anni. La sua strada è lunga ma l’esempio è incoraggiante. Sapete chi alla sua età aveva vinto due tornei Atp? Non vi diciamo il nome ma solo un indizio: è il numero 1 al mondo.

Carlo Galati