
Educato, bello, sorridente, vincente: mai visto un “cannibale” così gentile, capace di sbranare gli avversari con l’eleganza di chi quasi si schernisce per aver conquistato in sequenza un oro nei 1500 stile libero, un bronzo nella Staffetta mista 4×1.5km acque libere, un argento nella 5km acque libere, un oro (con Acerenza secondo) nella 10km acque libere.
Disumano.
L’orgia di informazioni sui social, un paradosso, rischia di relegare sportivi mitologici a mero fenomeno “mordi e fuggi”: qualche ora di esaltazione collettiva, milioni di foto, spezzoni video e poi sotto con la prossima notizia acchiappa-click, senza neppure il tempo di un loop o di un fermo-immagine.
E invece Paltrinieri merita ben altro.
Merita le sfumature di colore “catodiche” di Mark Spitz e dei suoi sette ori di Monaco ‘72, con il loro fascino romantico; merita il bianco e nero delle imprese consegnate alla storia di atleti di ogni disciplina, quando la fatica non era una ruga super definita sul viso, ma la sommatoria di movimento sbilenchi e immaginazione, immagini sfocate e calde di tensione agonistica.
A nulla valgono i paragoni, ma sarebbe bello che fra qualche anno ci si ricordi di Greg e delle sue quattro fatiche di Budapest come la storia disi ricorda di Coppi quando scalò da solo la Maddalena, il Vars, l’Izoard, il Monginevro ed il Sestriere e giunse a Pinerolo con 11’52” su Gino Bartali.
Dodici medaglie mondiali, dodici, una maledetta mononucleosi che gli preclude il bottino pieno a Tokyo, dove vince un argento incredibile negli 800, ma gli lascia pur sempre una medaglia per metallo nel palmares a cinque cerchi, oltre a ben tredici in Europa: un medagliere in continuo aggiornamento, visto che adesso Greg ha deciso che le piscine sono troppo piccole, troppo umide, troppo chiassose.
Per questo ha scelto di nuotare nelle acque libere, allungando i chilometraggi senza diminuire la formidabile acquaticità e il senso della vittoria.
Scivola, Greg, scatta, attacca, e sembra sorridere dentro quell’elemento naturale che gli fa da liquido amniotico, lo protegge e lo nutre.
Dal bianco e nero alla dissolvenza, fino al burn-in, quel fenomeno che imprime sui televisori di ultima generazione l’ombra di una immagine troppo persistente.
Ecco, lasciatelo lì, in ogni televisore, per ricordarci che un altro Paltrinieri chissà quando rinascerà, con il suo elogio della lentezza e la serenità di chi non deve chiudere tutto nei pochi secondi di un 50 metri stile libero, ma ha tempo per farsi ammirare in vasca e nel mare, novello Poseidone, solo più sinuoso e sbarbatello.
Lo davano per finito, ma sfiniti siamo noi dopo l’ultima fatica della dieci chilometri, stravolti da una sfida entusiasmante ed increduli: Greg ha vinto la quarta medaglia in quattro giorni, mentre noi boccheggiamo fra divano e telecomando.
Lasciate stare le celebrazioni social, prendete carta, penna e calamaio, vergate su carta pergamena quest’impresa, seppiate le immagini perfette dei vostri televisori 8k: quando i vostri figli e le vostre figlie troveranno questi cimeli, in libreria o dentro a un cassetto, capiranno cosa sia l’eternità del mito, anche nello sport.
Dopo i mitologici Yam, dio del mare, Manannan Mac Lir, dio del mare e delle tempeste, Dakuwaqa, il Dio Squalo e proprio Poseidone, Dio delle Acque e del Mare, il pantheon delle divinità acquatiche ha un nuovo protagonista: Greg Paltrinieri, venerabile divinità delle piscine e delle acque libere.