Il paradiso (non) può attendere.

L’Italia del rugby alla pari coi maestri francesi.

A un passo dal toccare il cielo con un dito.

Anzi, a una meta da una vittoria che sarebbe stata persino meritata contro i “galletti” francesi, una delle Nazionali più forti del mondo e candidata alla vittoria nella prossima rassegna iridata.

Dopo la sbornia dei test-match tutti aspettavano al varco gli uomini di Crowley, per capire se i progressi visti fossero la conferma di una mentalità differente e di una consapevolezza nuova o l’ennesimo fuoco di paglia.

E oggi abbiamo visto tutto: due errori di Varney, costati carissimi, assorbiti dalla squadra, brava a ripartire subito con una prestazione corale che dal minuto venticinque del primo tempo è apparsa a tratti straripante, soprattutto se parametrata alla forza e all’esperienza degli avversari.

Precisi sui punti d’incontro e bravi ad esplorare gli spazi, abbiamo un po’ sofferto la fisicità francese, oltre alla loro maggiore dimestichezza nel gestire i momenti cruciali delle partite.

Un secondo tempo punto a punto, con un finale vietato ai deboli di cuore, in quei minuti che in passato ci “regalavano” il crollo fisico degli Azzurri.

E invece abbiamo finito lì, sui cinque metri, a pochi centimetri dalla definitiva consacrazione al livello top del rugby mondiale, centrando anche il punto di bonus.

Ancora qualche ritocco, maggiore precisione e una mediana meno “svagata” e questa Italia, come successo oggi contro i transalpini, potrà giocarsela per vincere.

Il paradiso rugbistico è qui, finalmente a portata di ovale.

Il rugby rosa che domina

Forse sembrerà strano al grande pubblico, a chi non conosce a fondo questo sport e le sue dinamiche eppure esiste un rugby azzurro vincente, che non ha paura, dominante tecnicamente e fisicamente. Un rugby che non si arrocca dietro scuse e giustificazioni, che non ha pagato un (non) lavoro tecnico all’altezza. È la nazionale di rugby femminile, capace di compiere l’impresa di andare a vincere a Glasgow 41-20.

Avete letto bene il punteggio: quarantuno punti. Se pensiamo che i più titolati e mediatica mente più esposti colleghi uomini di punti nello scorso Sei Nazioni, na hanno marcati 55…beh fate un po’ voi.

Un’Italia champagne quella vista in Scozia. Addirittura sette le mete segnate dalla nazionale italiana che domina in lungo e in largo la partita, gestendola per tutti gli ottanta minuti di gioco. Partita di grande qualità soprattutto di Capitan Furlan e Ostuni Minuzzi. Settimana prossima a Parma, sfida all’Irlanda per il terzo posto nel torneo.

Ecco, quando si parla di estromissione dell’Italia dal Sei Nazioni o amenità del genere, bisognerebbe sempre ricordarsi che il torneo non si limita esclusivamente alla sua versione maschile, ma che ha nell’espressione femminile e nell’U20, altre due facce della medaglia che sorridono all’Italia. In buona sostanza, bisognerebbe parlare con cognizione di causa perché sarebbe insensato, nonché fortemente ingiusti nei confronti di queste ragazze che tengono alto il valore del nostro rugby. Con buona pace dei commentatori di passaggio bravi a pontificare e ahinoi prestati alla palla ovale solo per qualche weekend. Avanti ragazze.

Carlo Galati