4×100, Italia d’Oro e d’Alta Velocità

La solidità di Patta, l’esplosività di Jacobs, la curva di Desalu, il talento lanciato di Tortu: shakerare nella notte giapponese, sul bancone dorato delle Olimpiadi più incredibili della storia, e il cocktail è micidiale.
Il quinto Oro nell’Atletica è il termometro del movimento, la cartina al tornasole, l’assicurazione sul futuro glorioso della velocità azzurra e dell’Atletica.
Nell’anno del lockdown, mentre gli statunitensi lottavano contro l’azzeramento delle sponsorizzazioni e la crisi dei talenti, alle nostre latitudini si è lavorato a testa bassa, puntando sui successi a livello giovanile della nostra atletica e sulla valorizzazione di gente come Jacobs e Tamberi, sulla maturità agonistica dei marciatori, sull’entusiasmo di una Nazionale giovane.
E forte.
La 4×100 che mette il muso davanti a tutti è da “orgasmo” sportivo, quanto e come i 100 metri di Marcell, con quella sfrontata dimostrazione di forza e di geometrica potenza: quattro cambi quasi perfetti e quella frazione lanciata dell’enfant prodige deluso, ma concentrato proprio sulla staffetta, magnifica ossessione.
Battuto l’inglese, sul filo di lana, ai rigori, tutti gli altri lontanissimi, ad osservare impotenti le terga del quartetto veloce più bello del mondo, con il Tricolore moltiplicato per quattro a sventolare ancora sul pennone di questi Giochi, fra un Inno di Mameli e l’altro a ricordarci che questo è il decimo squillo, il quinto nell’Atletica.
È bellissima, e dolcissima, la notte azzurra di Tokyo, nell’Olimpiade dei record, nella quale tradiscono solo gli sport di squadra, tranne una: la storica 4×100 metri piani di Patta, Jacobs, Desalu e Tortu.