
Se non avesse praticato il tennis, probabilmente Lorenzo Sonego sarebbe stato un pugile di assoluto livello. Uno di quelli definiti “incassatori” che stanno lì, in guardia, apparentemente a subire ma sempre in piedi, fino ad assestare il colpo del ko, forse in maniera inaspettata. Questa la sua forza.
Con tanto, tantissimo cuore Sonego ha trionfato al 250 Sardegna Open di Cagliari Lorenzo: battuto in finale il campione in carica serbo, Laslo Djere, con i parziali di 2-6, 7-6, 6-4 dopo una lotta di tre ore. Per il torinese, che sabato si era imposto anche nel doppio, si tratta del 2° titolo ATP dopo quello di Antalya 2019: da lunedì sarà n° 28 del mondo.
Non un torneo semplice, non banale come vittoria: 1h24m con Simon, 2h43m con Hafmann, 2h38m con Fritz, 3h01m con Djere, queste le durate degli incontri di Sonego che, se uniti al torneo di doppio, rendono l’idea di quanto voluto sia stato questo successo, di quante volte in questa settimana abbia vinto partite già perse per molti, non per lui. La retorica del cuore Toro, squadra di calcio di cui è tifoso, forse alla volte troppo abusata, trova in Sonego la perfetta e completa esaltazione, dando le giuste luci di una ribalta tennistica ad un giocatore forse alle volte messo in secondo piano, rispetto ad alcuni più pubblicizzati colleghi, che vivono un giusto momento di esaltazione mediatica.
Lorenzo rappresenta il valore del movimento tennistico italiano che da domani avrà 4 giocatori nei primi 30 al mondo, cosa che non succedeva dal Maggio del 1977. E se il buongiorno si vede dal mattino, la nascente stagione sulla terra rossa, non può che nascere sotto i migliori auspici.
Carlo Galati