
È nei momenti più difficili, quelli da cui non sai quando ne verrai fuori, che l’animo umano trova molte volte la forza per sistemare le cose. Per capire non se, ma quando. Nella vita di un tennista, ma di uno sportivo in generale, il momento in cui tutto gira male, prima o poi arriva. La grandezza di un atleta sta nel superarlo. Non se, ma quando. Il quando di Matteo Berrettini è nella partita vinta con Francisco Cerundolo a Montecarlo.
Un match vinto, poi perso, poi di nuovo vinto. Montagne russe, che rappresentavano l’altalena di emozioni che hanno attraversato Matteo in questi mesi, colpevole per molto di vivere la propria vita, come un ragazzo di 27 anni, compiuti proprio oggi. E si è fatto un bel regalo, non tanto per la vittoria in se quanto per come questa sia arrivata. Non se, ma come, in questo caso.
È stato un come esaltante, che ridà coraggio e fiducia, orgoglio e forza ad un giocatore che aveva bisogno di un giorno così. Del domani non vi è certezza; cosa sarà del prosieguo del torneo lo si vedrà giorno dopo giorno. Ma non è importante. Quello che importa è che Berrettini abbia ritrovato se stesso, ne sarà felice lui. Ne siamo felici anche noi.
Carlo Galati