
Dave Ryding vince a Kitzbühel: primo inglese nella storia.
Li abbiamo visti vincere ovunque i sudditi di Sua Maestà: sui campi di calcio come nei bacini del canottaggio, dentro una monoposto di formula 1, in piscina, sui campi da rugby e persino fra le pinte di birra dei campionati di freccette.
All’appello mancava la neve, non proprio l’elemento naturale di un’isola con poche montagne e altitudini non proibitive, quasi fastidiosi cavalcavia se messe a confronto con i rilievi alpini o le vette dei Paesi nordici.
Ci ha pensato un giovanotto classe 1986, Dave Ryding, l’unico capace di non deragliare sulla neve soffice e fresca di Kitzbühel, in piedi sulle rovine di inforcate e errori clamorosi, in una gara ad eliminazione che ha mietuto vittime eccellenti.
Il veterano Ryding si è piazzato lì, ha piantato la bandiera con la croce di Sant’Andrea sul podio virtuale e non l’ha più ammainata, mentre gli uomini della neve, austriaci, svizzeri, francesi e italiani, litigavano coi paletti e con le cunette, gestendo quando non si doveva o inforcando nel tentativo di forzare il ritmo.
Un’ecatombe che non toglie nulla alla manche straordinaria dell’atleta britannico, bravo a interpretare al meglio un tracciato difficile e un fondo friabile come gli scones, i tipici biscotti inglesi della colazione.
Ogni tanto lo sport ci racconta una fiaba, recitando filastrocche che nascono da grandi sacrifici, caparbietà e voglia di non mollare: la fiaba di Dave Ryding, quasi trentaseienne, come quella degli uomini del suo staff in lacrime, increduli e felici, a cantare God save the Queen su un podio di ghiaccio, al gusto di pudding e salsa gravy.